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Kimi Raikkonen Italia Forum

Trent'anni di storia. In cinese, PUBBLICATO DA LEO TURRINI MER, 05/01/2011 - 21:55

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ElyKimi
view post Posted on 18/1/2011, 13:55     +1   -1




Deve essere vero che il mondo sta diventando sempre più piccolo (e per questo, più scomodo). Ieri sera mi è arrivato una mail da Taiwan. Per non so quale pubblicazione, mi si chiedeva di indicare, per i tre top team storicamente più titolati della Formula Uno, i cinque piloti che meglio hanno rappresentato l’avventura delle scuderie in questione, cioè Ferrari, McLaren e Williams. Nel periodo compreso tra il 1981 e il 2010.

L’idea di essere tradotto in mandarino (o in non so quale dialetto cinese) mi ha stuzzicato. Faccio copia e incolla per voi, cioè ecco la mia risposta.

FERRARI.

‘Per quanto riguarda l’azienda del Cavallino, debbo ricorrere ad una premessa. Escludo dalla graduatoria Michael Schumacher per una ragione semplicissima: Schumi E’ la Ferrari, cioè ne ha determinato la rinascita in termini di mito, battendo ogni record al volante della Rossa. Il tedesco è come una montagna ‘hors categorie’ sulle strade del Tour de France: troppa alta, per essere comparata alle altre salite.

Dunque, idealmente alle spalle dell’irraggiungibile asso germanico, colloco i seguenti personaggi.

Primo è Gilles Villeneuve. Non per le vittorie: sono state dannatamente poche. Ma per le emozioni che ha trasmesso ad una intera generazione. Con lui è finita l’epopea romantica dell’automobilismo. Non per niente Enzo Ferrari lo aveva paragonato a Tazio Nuvolari (se poi a Taiwan sappiano chi sia stato Nivola, boh, è tutto da verificare, nota da me aggiunta per il Clog post copia e incolla).

Secondo è Alain Prost. Certamente non è stato in grado di laurearsi campione del mondo con la Ferrari, ma onestamente era un talento speciale e nel 1990 probabilmente ce l’avrebbe fatta, se al posto di Cesare Fiorio al timone ci fosse stato Jean Todt. Si lasciò male con la Rossa, eppure per alcuni mesi, in un periodo drammatico, restituì ai ferraristi l’orgoglio di sentirsi tali.

Terzo è Kimi Raikkonen. Non ha molto senso l’indifferenza di tanti nei confronti di questo pilota. Vorrà pur dire qualcosa, se in trent’anni, a parte l’inarrivabile tedesco, soltanto il finlandese ha vinto il mondiale con la Ferrari! Nemmeno è giusto fare prevalere nel giudizio l’amaro divorzio finale. Raikkonen doveva raccogliere l’eredità di Schumacher, un’impresa praticamente impossibile. E’ andato via con l’etichetta di campione del mondo. Al primo tentativo. A me non pare poco.

Quarto è Nigel Mansell. Non durò tantissimo in Italia e parlando con franchezza in certe situazioni si comportò da autentica testa di cazzo (nella versione originale ho usato un termine più sfumato, ndr). Però, che manico! Il primo a vincere un Gp con una macchina munita di cambio semi automatico. L’unico a trionfare in Ungheria scattando dalle retrovie. Un combattente, l’esponente di una cultura residuale dell’automobilismo, quella nella quale contava più l’entusiasmo del perfezionismo robotico. Perse il duello con Prost, ma è stato un grande.

Quinto è Michele Alboreto. L’ultima scommessa italiana del vecchio Ferrari. Un gentiluomo, non a disagio in una generazione che sfornò fuoriclasse autentici, da Senna a Prost, passando per il Lauda del ritorno e per Mansell. Nel 1985 avrebbe potuto conquistare il titolo, non riuscì nell’impresa perché a Maranello sbagliarono alcune valutazioni tecniche. Ineccepibile per stile ed eleganza. Purtroppo, in pista e nella vita troppo breve, non ha avuto la fortuna che avrebbe meritato. Io lo ricordo con commozione.

[...]

‘ Parlando di McLaren, debbo, come per la storia della Ferrari, fare una eccezione. Penso cioè che Ayrton Senna sia fuori categoria. Per quello che valgono le mie testimonianze personali, considero il brasiliano il più grande pilota di tutti i tempi. Il fatto che abbia conquistato i suoi tre titoli iridati con la scuderia di Ron Dennis è un indice della grandezza di questo team, secondo me.

Esaurita la premessa, ecco la mia classifica.

Al primo posto va di diritto Alain Prost. Il Professore di Francia certamente non è stato inappuntabile nei suoi rapporti con Ayrton (ma il discorso è reciproco!), però ha segnato un’epoca. Curiosamente, proprio l’origine del suo conflitto eterno con Senna (la frettolosa sospensione di un Gp a Montecarlo nel diluvio, era il 1984) costò al transalpino un titolo in più, perché se la gara non fosse stata interrotta il signor Prost si sarebbe classificato secondo, avrebbe preso sei punti invece di quattro e mezzo e quel mondiale non sarebbe andato, per mezzo punto, al vecchio Lauda.

Al secondo posto colloco Lewis Hamilton, So che ad alcuni tanta considerazione potrà suonare prematura, visto che stiamo parlando di un giovanissimo driver, all’inizio della carriera. Ma sono convinto che il Nero abbia dimostrato, da subito, un talento spaventoso. Non avevo mai visto, nella mia attività di guardone da autodromi, un debuttante tanto esplosivo. Credo che Fernando Alonso abbia pagato un caro prezzo alla stupefacente irriverenza del collega e credo anche che il destino, sommando i diversi finali del 2007 e del 2008, abbia pareggiato i conti. Naturalmente un pilota va giudicato al termine della carriera e per Lewis è ancora presto. Aggiungo che nel recente 2010 Hamilton mi ha un po’ deluso e ho trovato imbarazzante l’alibi da lui evocato, le rogne private. Ma sarei molto stupito se non vincesse ancora. E tanto.

Al terzo posto c’è Mika Hakkinen. E’ stato molto sottovalutato, secondo me. Forse perché nel 1999 ha fatto molta fatica a conquistare il titolo, in assenza dell’infortunato Schumi. Ma questo finlandese, fino all’Alonso del 2006, è stato il rivale più solido e credibile del tedesco, del quale ritardò la consacrazione italiana. Ci tengo anche a ribadire la potenza delle emozioni. In Formula Uno sono sempre più rare e non per caso la più grande che ho vissuto in prima persona resta quell’incredibile sorpasso, proprio su Schumi, a Spa nel 2000. Tutte le volte che lo rivedo, provo la stessa sensazione di meraviglia. Infine, Hakkinen è un resuscitato: ad Adelaide, nel 1995, aveva il cranio aperto, dopo l’incidente. Penso conti anche questo, in un giudizio complessivo.

Quarto il vecchio Lauda, che in McLaren afferrò la coda estrema della giovinezza. Sinceramente qui prevale la stima. Niki aveva dato il meglio di se stesso alla corte del Drake. Si è reinventato pilota per necessità, aveva finito i soldi e doveva rilanciare la sua compagnia aerea. Niente da dire sul talento residuo, il mondiale del 1984 fu frutto della saggezza di un veterano. Ma più in là non vado.

Quinto è Kimi Raikkonen. Mondiali non ne ha vinti. Li ha sfiorati. Chi si intende di automobilismo sa che nel 2005 il finlandese è stato il più bravo di tutti, a prescindere dal risultato finale. Direi che ha tenuto a galla la McLaren in una fase (il post Hakkinen) non felicissima a livello progettuale. Alcune sue imprese (Spa 2004, ad esempio) sono state splendide. Direi che ha raccolto in Ferrari quanto aveva seminato alle dipendenze di Ron Dennis.

Mi dispiace non riuscire ad infilare in questa classifica David Coulthard. Se posso permettermi, ha vinto almeno 7 mondiali. Parlo del mondiale delle belle donne ai box…’[...]

http://club.quotidiano.net/turrini/trentan...ria_in_cinese_2
 
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